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LIVRO

Il libro di Bill Emmott scardina con humor
Nord e Sud, destra e sinistra in Italia

Il nuovo libro di Emmott: il giornalista inglese in viaggio nella Penisola alla ricerca di uomini e donne che lavorano e inventano smentendo il pessimismo. Perché siamo un popolo che non crede in se stesso?

por Cesare Martinetti
08.10.2010

Dice Bill Emmott che nessun giapponese s'è mai stupito del fatto che lui studiasse il Giappone e ci lavorasse per ricavarne dei libri. Sicuramente un francese non si stupirebbe se uno straniero si interessasse al suo paese. Un inglese potrebbe al massimo sorriderne, ma troverebbe la cosa assolutamente normale e semmai si allontanerebbe in punta di piedi con la scusa di non disturbare per evitare di doverlo aiutare. Insomma non accade in nessuna parte del mondo. Solo in Italia..

Comincia da questa disarmante constatazione il nuovo libro di Emmott, ex direttore del prestigiosissimo settimanale inglese «Economist», ora free lance giramondo e fresco nuovo editorialista de «La Stampa». Il titolo è «Forza, Italia», un compendio di humour tutto inglese se si ricordano le furibonde polemiche che negli anni scorsi hanno contrapposto il severo settimanale britannico al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi giundicato «unfit», inadatto a governare per il suo macroscopico conflitto di interessi, inaccettabile per i palati snob dei super liberisti dell'Economist, ancorché conservatori.

Una sola virgola divide dunque Emmott dalla visione di Silvio Berlusconi? Mah, come sempre la realtà è più complicata. Con una scrittura molto fattuale e poco immaginifica secondo il miglior stile giornalistico britannico, Emmott si avventura in un viaggio italiano per contraddire la cattiva opinione che gli italiani hanno di sé. Un reportage dentro ciò che di buono si muove in Italia, con un ottimismo molto berlusconiano (l'autore dice infatti di apprezzare questo aspetto istintivo del primo ministro), ma senza cadere in alcuna trappola della provincialissima mania italiana di affibbiare a tutti un'etichetta: destra-sinistra, berlusconiano-antiberlusconiano.

Emmott sfugge al giochetto e ci scherza sopra con leggerezza a cominciare dal dettaglio per lui sorprendente (e fastidioso) che l'Italia fu il paese a dare maggior risalto alle sue dimissioni da direttore dell'Economist, il 20 febbraio 2006. Il «Giornale» della famiglia Berlusconi pubblicò una sua foto per dimostrare che assomigliava a Lenin: «Non mi importava che il premier mi avesse chiamato comunista, è un'affermazione del tutto ridicola. Ma quando il Giornale mi accusò di essere anti-italiano, mi seccai. Perché la verità è l'esatto contrario».

Ma chi pensa ad un libro con debolezze girotondine o compiacenze verso la sinistra antiberlusconiana sbaglia. Il metodo di Emmott è la ricerca del positivo. E la sanzione è spietata nei confronti di tutto ciò che lo blocca. Anche se a giocare la parte del cattivo è l'amministrazione comunale di Roma guidata da Walter Veltroni. Emmott racconta, per esempio, le vessazioni subite da uno dei suoi eroi dell'innovazione: Fabio Petroni, fondatore di Terravision una società di bus low-cost per servire i viaggiatori degli aerei low-cost. D'altra parte l'opinione di Emmott sul partito democratico non è entusiasmante: «Un partito determinato ad essere il partito dei politici che hanno avuto il loro momento migliore vent'anni fa...»

La grande frattura non è dunque tra destra e sinistra, nord e sud, ma tra Mala Italia e Buona Italia. Tanti piccoli eroi di quest'ultima sono i protagonisti di un libro che ha un'ambizione: insegnare agli italiani l'ottimismo sull'Italia.

Il personaggio
Bill Emmott è stato per 13 anni direttore dell'«Economist», il più prestigioso e diffuso settimanale di economia e politica al mondo (2.400.000 copie), considerato la Bibbia dell'establishment mondiale. Il suo ultimo libro si intitola «Forza, Italia. Come ripartire dopo Berlusconi» (edito da Rizzoli, 254 pgine 19.50 euro).
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